I Principi

I principi dell'Osteopatia

La filosofia osteopatica si basa su tre princìpi di base: l’autoguarigione, la relazione struttura-funzione, la nozione di unità dinamica del corpo umano.

“L’osteopatia è la regola del movimento, della materia e dello spirito, dove la materia e lo spirito non possono manifestarsi senza il movimento; pertanto noi osteopati affermiamo che il movimento è l’espressione stessa della vita”. (Still, A.T., 1892)




1)Il principio di autoguarigione:
Still, precursore della medicina osteopatica,  afferma che il corpo contiene in se stesso tutti i mezzi necessari ad eliminare e prevenire le malattie. E ciò a condizione che i sistemi di autoregolazione siano liberi di funzionare correttamente, vale a dire che non si abbia alcun ostacolo sulle vie della nutrizione tissulare e della eliminazione dei rifiuti. il terapeuta (che agisce solo ed esclusivamente con le mani) ha l’obiettivo di eliminare gli ostacoli alle vie di comunicazione del corpo, permettendo a questa macchina perfetta di raggiungere autonomamente la guarigione e poter trovare il proprio equilibrio ed la propria qualità della vita. Pertanto l’approccio osteopatico è di tipo causale e non sintomatico, ovvero punta a trattare le cause profonde e reali (gli ostacoli) che impediscono il corretto funzionamento di una struttura: l’osteopatia non si ferma al solo sintomo, va a comprendere da dove e come si manifesta questo sintomo, lavorando sulla radice. L’osteopatia si basa sul presupposto che il sistema nervoso vegetativo svolga costantemente un’autonoma azione di controllo dell’omeostasi corporea a tutti i livelli e che tale attività sia manifesta somaticamente. Favorire la naturale ed innata capacità del corpo di curarsi autonomamente. Non prende in considerazione l’utilizzo di farmaci e risulta molto efficace anche per la prevenzione.



2)La relazione struttura-funzione:
Cinque sono i modelli principali relativi alla relazione struttura-funzione guidano l’approccio dell’osteopata a diagnosi e trattamento. Tali modelli di solito si utilizzano in combinazione per contestualizzare l’interpretazione della rilevanza di una disfunzione somatica nell’ambito delle informazioni cliniche oggettive e soggettive. La combinazione scelta viene adattata alla diagnosi differenziale, alle co-morbilità, ad altri regimi terapeutici e alla risposta al trattamento del paziente.

  • Il modello di struttura-funzione biomeccanico:
    Il modello biomeccanico considera l’organismo come un’integrazione di componenti somatiche correlate come meccanismo di postura ed equilibrio. Eventuali sollecitazioni o squilibri all’interno di tale meccanismo possono compromettere la funzionalità dinamica, aumentare il dispendio di energia, alterare la propriocezione (il senso di posizione relativa di un soggetto e il movimento di parti del corpo confinanti), modificare strutture articolari, impedire la funzionalità neurovascolare e alterare il metabolismo. Questo modello applica approcci terapeutici, comprese le tecniche manipolative osteopatiche, che consentono di ripristinare postura ed equilibrio e di usare in modo efficiente le componenti muscoloscheletriche.
  • Il modello di struttura-funzione respiratorio / circolatorio:
    Il modello respiratorio / circolatorio si occupa del mantenimento degli ambienti extracellulari e intracellulari attraverso la fornitura senza ostacoli di ossigeno e sostanze nutritive, nonché la rimozione di prodotti di scarto cellulari. Stress tessutali o altri fattori che interferiscano con il flusso o la circolazione di qualsiasi liquido corporeo possono compromettere la salute dei tessuti. Questo modello applica approcci terapeutici, comprese le tecniche manipolative osteopatiche, per affrontare disfunzioni a livello di meccanica respiratoria, circolazione e il flusso di liquidi corporei.
  • Il modello di struttura-funzione neurologico:
    Il modello neurologico considera l’influenza di facilitazione spinale, funzione propriocettiva, sistema neurovegetativo e attività dei nocicettori (fibre dolorifiche) sulla funzionalità del sistema immunitario neuroendocrino. Di particolare importanza risulta essere la relazione tra sistemi (neurovegetativi) somatico e viscerale. Questo modello applica approcci terapeutici, comprese le tecniche manipolative osteopatiche, per ridurre le sollecitazioni meccaniche, equilibrare gli input neurali e ridurre o eliminare gli impulsi nocicettivi.
  • Il modello di struttura-funzione biopsicosociale:
    Il modello biopsicosociale riconosce le varie reazioni e i vari stress psicologici che possono influenzare la salute e il benessere dei pazienti. Essi comprendono fattori ambientali, socioeconomici, culturali, fisiologici e psicologici che a loro volta influenzano la malattia. Questo modello applica approcci terapeutici, comprese le tecniche manipolative osteopatiche, per affrontare gli effetti e le reazioni derivanti da vari stress biopsicosociali.
  • Il modello di struttura-funzione bioenergetico:
    Il modello bioenergetico riconosce che l’organismo cerca di mantenere un equlibrio tra produzione, distribuzione e dispendio di enegia. Mantenere tale equilibrio aiuta il corpo ad adattarsi meglio a vari fattori stressogeni (immunologici, nutrizionali, psicologici, ecc…). Questo modello applica approcci terapeutici, comprese le tecniche manipolative osteopatiche, per affrontare fattori potenzialmente in grado di deregolamentare la produzione, la distribuzione o il dispendio di energia.

3)L’unità del corpo umano:
a partire dalla negletta concezione ippocratica, Still situa l’unità del corpo umano a livello del sistema mio-fascio-schelettrico. Tale struttura riunisce le varie parti del corpo ed è suscettibile di conservare tracce del traumatismo che subisce, anche se di entità minima. Attraverso il suddetto sistema si attua anche la concatenazione dei disturbi con possibili effetti a distanza.

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